Condizionamento mentale nello sport con Mike Tyson e Cus D’amato

Condizionamento mentale nello sport con Mike Tyson e Cus D’amato

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Cus D’Amato sosteneva che la boxe fosse fatta solo di manipolazione, guerra psicologica.

Per lui il 90% della boxe era psicologico non fisico.

Il principio di Pareto afferma che la percentuale delle prestazioni è pari a 80/20, cioè 80 testa e 20 tecnica.

Gli studiosi dalle ultime ricerche hanno portato questa percentuale a 90/10 smentendo il principio di Pareto stesso.

Questo dimostra il motivo che atleti super preparati tecnicamente e fisicamente hanno prestazioni incredibili da affascinare il pubblico, o farlo girare dall’altra parte perché la prestazione è pessima.

Se vuoi diventare un campione, devi anche pensare da campione, e Cus era un vero genio della mente perché sapeva molto bene come spronare la psiche e calibrare le emozioni belle e brutte in modo analogico.

Questo perché i pensieri lavorano sulla biochimica del corpo!

Cus quando conobbe Mike vide in lui la stoffa del campione e iniziò ad allenarlo sia mentalmente che fisicamente fino a che lo portò a trasferirsi definitivamente a casa sua.

Cos’è il condizionamento mentale nello sport?

Cus forgiò l’animo e la mente di Mike al combattimento in modo esemplare senza tralasciare mai nulla al caso, penalizzando l’istanza inconscia come un vero chirurgo della mente.

Non a caso Cus usava tecniche di stimolazione emotiva per allenare Mike a convogliare l’energia prodotta dove voleva lui, cioè nel suo obiettivo.

Fare questo passaggio servono competenze, non è possibile attivare emozioni negative senza avere controindicazioni senza competenze dei processi della mente.

Perché?

Noi abbiamo una mente conscia e un inconscia che pensa, ragiona e desidera il contrario dell’altra.

Pensare di parlare alla mente inconscia parlando alla parte conscia, si rischia di rovinare tutto e distruggere psicologicamente l’atleta e creare una reazione avversaria distruttiva in tutti i sensi.

Proprio per questo quando lavoro con gli atleti mentalmente li seguo da vicino per innescare in loro una propulsione energetica forte e potenziante.

Lavorare con le emozioni è come maneggiare la dinamite; serve fare molta attenzione e sapere quello che fai.

Cus ha allenato Mike  in modo frustrante allenandolo a evitare i NO, ma a processare in modo attivo “Mike il NO non deve esistere nella tua testa”.

Quando alleno mentalmente gli atleti adotto un pò la stessa regola.

Mi baso molto sulle regole del verso e dell’inverso, del bene e del male, destra e sinistra stimolando le varie aree del cervello per ottenere massima resa più velocemente possibile.

Tu alleni tutto il corpo o solo il braccio destro?

Ecco, sono sicuro che ci siamo capiti.

Quanto influisce la mente nello sport?

Mike ha affermato che a volte era più preoccupato di Cus che del match. 

Geniale!

Facendo questo Mike non pensava al match, a imprevisti o stronzate varie, ma spostava l’attenzione sul focus che voleva Cus.

Focalizzazione guidata dell’attenzione.

In 16 anni che faccio questo mestiere, ormai ne ho accompagnati diversi di atleti mentalmente sul ring.

Tra questi il campione del mondo Domenico Valentino.

Durante un’intervista in modo scherzoso dice:
“tutte le mattine dovevo inviare un messaggio ridendo cantando una canzone”.😜

Immagina di alzarti con la luna storta, avere voglia di picchiare chiunque, e dover mandare un vocale mentre canti con il sorriso. 

Questo stimola il cervello e crea nuovi stimoli, quindi nuove processi neuronali.

Ma non è finita, adesso arriva la parte opposta.

Ha pure detto che quando mi scriveva che stava bene mentalmente, lo sgridavo e lo portavo volontariamente in uno stato negativo apposta.

Assurdo penserai.

In realtà questo serve per imparare a gestire il positivo ma anche il negativo a comando, avendo pieno potere sulle proprie emozioni.

Lo so, è fantastico ammettilo.

La preparazione per il titolo europeo contro Francesco Patera è stata impetuosa e complessa.

Il match ha fatto cambiare idea a molti grazie alla fantastica prestazione di Mirko.

Qual è la funzione del condizionamento
mentale nello sport?

Il maestro Mario Zanotti, quando ho tenuto il corso istruttori sulla psicologia sportiva, ha parlato in modo lieve del lavoro che ho fatto con il campione del mondo Cristian Faustino.

Mario ha detto che gli ho fatto le cose peggiori, l’ho trattato malissimo e l’ho mandato della (mer..@) più totale, ma poi l’ho ricostruito completamente creando un assetto mentale impenetrabile.

Perché?

Risposta semplice.
Perché dovevo stimolare il cervello in modo potenziante e potente per avere risultati velocemente.

Ecco qui il video che lo dimostra.

Devi sapere che se non diamo cibo energetico all’ inconscio in modo sapiente e competente, questo ti chiederà il conto quando salirai sul ring, e a volte il conto è molto salato.

Se vuoi energia psichica potente, devi saper stimolare il cervello con le giuste emozioni.

Sbaglia stimoli, e succede il finimondo.

Qui mi sento in dovere di riprendere la frase iniziale di Cus quando affermava che la mente conta per il 90%, e il 10% è fisico.

A tutti i miei atleti nei percorsi di coaching personalizzati realizzo penalizzazioni potentissime per produrre adrenalina allo stato puro.

Lavoro sulle leve emotive in modo tale che sempre l’atleta a trovare la motivazione per vincere, e mai una persona esterna.

Questa è la strategia mentale più potente per un atleta.

Quando invece coach, mental coach, allenatori ecc tentano di spronare gli atleti senza saper nulla sui processi mentali, spesso il risultato è pessimo.

Infatti Cus conosceva bene il passato di Mike e il comportamento umano, ma anche come processano le emozioni.

Gli dava grande affetto e amore, (comportamento materno, protettivo), ma sapeva anche sgridare da padre cattivo (comportamento paterno, che punta il dito, sgrida e giudica).

Quando sai fare questo, gli atleti combattono con la ferocia di un leone ferito, ma la mente calma come l’acqua di un lago in alta montagna mentre rispecchia i raggi del sole.

Salgono sul ring per combattere e non per vincere.

Se combatti per vincere, ti dimentichi di combattere.

Al contrario se combatti per il gusto di combattere, allora diventi un vero guerriero!

Questi sono solo alcuni dei fighters che ho seguito a livello mentale per portarli sul ring con un nuovo assetto mentale e vincente.

Stimolare il cervello nel modo corretto ti permette di salire sul ring con una mente d’acciaio, sveglia, presente e concentrata.

Ti piacerebbe far urlare il pubblico mentre combatti con le tue azioni?

Se pensi di riuscirci senza saper gestire i tuoi pensieri ed energie emotive ti sbagli di grosso.

Che cos’ è il mental training?

Ormai dopo 16 anni di lavoro, studio e test sono riuscito a creare dei percorsi completi per dare tutto quello che serve a un fighter per salire sul ring con una mente potente.

Tutto questo è basato sullo stato di Flow, la mia specialità.

Mental training non è di certo dire a un atleta parole belle come “dai che sei forte”, e nemmeno immaginare di vincere. 😂😂

Queste scemenze le lascio a chi ci crede.

Devi sapere che l’avversario più temibile non è quello che hai davanti, ma quello che è dentro di te.

Nello stato di Flow impari a usare l’energia nel nemico interiore e farlo diventare tuo amico, in modo da fare il culo a quello che hai davanti, e non più a te stesso.

Si lo so, è entusiasmante, ma questo succede solo se applichi le strategie giuste.

Ricordati che la mente è molto complessa, e devi stare attento a farci mettere le mani da chi non ha le competenze.

Se vuoi fare sul serio e entrare nello stato di Flow come i veri campioni, clicca il link qui sotto per farti seguire da vicino e mirato:

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Rimarrai sbalordito conoscere il potere della tua mente.

 

Emanuele Zanella, Mental Coach – Analogista
Esperto dello sviluppo delle performance fisiche e mentali

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